#NOBULLISMO
cyberbullismo e videogiochi online
stress da studente correlato
alunni consapevoli
teatro e musica
Il bullismo non è solo un “atteggiamento”
Il bullismo è un reato molto grave.
Il suo vero significato non è noto ai ragazzi, che spesso utilizzano il termine come fosse un contenitore. Parole come “vandalismo”, “deturpamento”, “maleducazione”, “prepotenza”, “razzismo” e molte altre vengono definite “atteggiamenti da bullo”, sminuendo la gravità del termine d’origine e della sofferenza inflitta e subita.
La vittima porta dentro di sé delle ferite alle quali non sempre ha la capacità di dare una spiegazione o un nome, optando per il silenzio. Il disagio che viene provato dai ragazzi perseguitati dai bulli moralmente, oltre che fisicamente, è infinito e pericoloso.
Il progetto #NOBULLISMO ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi frequentanti le classi quinte della scuola primaria, e le classi della secondaria di primo e secondo grado.
Gli stessi studenti sono al centro di un percorso stimolante e coinvolgente, in cui sono gli unici veri protagonisti.
Il progetto è particolarmente utile anche agli insegnanti, i quali hanno la possibilità di diventare più consapevoli di questa tematica e di conoscere meglio i propri ragazzi.
I metodi utilizzati per raggiungere questo obiettivo sono il dialogo introiettivo e la peer education.
Usare la rete consapevolmente
I minori spesso iniziano ad utilizzare la rete sin dai primi anni di vita, senza essere guidati da figure adulte in grado di aiutarli a utilizzare questo prezioso strumento. Occorre quindi rafforzare la fiducia dei genitori e dei minori nel valore della rete utilizzata con grande consapevolezza.
Per poter proteggere i minori è necessario diffondere una cultura digitale tra i giovani ed i genitori, per dare strumenti utili a proteggersi e a navigare in maniera responsabile.
La relazione nell’ambito del controllo parentale tra figli e genitori non è semplice: solo uno studente su quattro parla delle sue attività virtuali ai genitori. Spesso il genitore non ha conoscenza delle applicazioni social frequentate dal figlio, aumentando nel tempo il gap di conoscenze. Questo si traduce non solo in un’assenza di dialogo su potenzialità e rischi delle nuove tecnologie, ma anche nell’utilizzo di strategie educative repressive anziché responsabilizzanti. Diversi genitori tendono infatti ad utilizzare la proibizione e il controllo del tempo come unica modalità di tutela dei figli.
Inoltre, i genitori sottovalutano spesso i pericoli che corrono i minori e ritengono impossibile che il proprio figlio, chattando o giocando, possa incontrare un adescatore pedofilo o possa accedere ad immagini sessualmente esplicite. Essere connessi è un elemento profondamente radicato nella vita dei ragazzi, infatti l’utilizzo di internet è sempre più individuale e i giovani utenti trascorrono in media oltre tre ore online ogni giorno, non solo durante il tempo libero ma anche a scuola o durante lo svolgimento dei compiti.
Riguardo alle competenze digitali, persistono disuguaglianze di tipo socio-economico, di età e di genere. Sono necessari sforzi importanti per superare queste differenze.
Una soluzione parziale è il migliorare gli strumenti e le interfacce per gli utenti, sapendo che i rischi e le opportunità online vanno di pari passo e che spesso gli sforzi per aumentare le opportunità possono aumentare anche i rischi. Viceversa gli sforzi per ridurre i rischi possono limitare anche le opportunità per i ragazzi. È necessario quindi trovare un giusto equilibrio.
Le “opportunità rischiose” permettono ai giovani utenti di sperimentarsi online con le relazioni, l’intimità e l’identità. Queste esperienze sono fondamentali per crescere e consentono di imparare a conoscere e ad affrontare il mondo adulto. Le opportunità rischiose sono però legate anche alla vulnerabilità e alla resilienza dei bambini e dipendono sia dai contenuti online che i minori possono trovare, sia dai bambini stessi e dalle loro situazioni personali. Molti bambini non hanno competenze digitali adeguate e possono mettersi in grave pericolo. Spesso si iscrivono a social network ben prima dell’età minima consentita.
È fondamentale che i genitori navighino con i propri figli e utilizzino diverse modalità, a seconda dell’età, delle conoscenze e capacità del figlio, anche se spesso sono gli stessi educatori a non ritenerlo utile.
Organizzazione del percorso
OBIETTIVI
La tecnologia viene anche usata per offendere, discriminare e denigrare i componenti del gruppo di pari. La metà dei bulli virtuali è bullo anche nella realtà e la metà delle vittime di cyberbullismo è una vittima anche del bullismo tradizionale. Inoltre, fra coloro che hanno compiuto atti di cyberbullismo, quasi la metà ne sono stati a loro volta vittime.
Gli obiettivi del progetto sono:
- contrastare il bullismo in ogni sua declinazione;
- promuovere un uso consapevole e responsabile di internet;
- prevenire l’eventuale danno psicologico, morale o materiale che potrebbe scaturire dal non corretto utilizzo della rete;
- sensibilizzare i genitori ad un ruolo attivo nei confronti del figlio-utente.
Argomenti affrontati:
- comportamenti aggressivi diretti e indiretti;
- utilizzo responsabile e consapevole del web, delle nuove tecnologie e dei videogiochi, in un’ottica di prevenzione del fenomeno del cyber- bullismo.
La formazione avviene attraverso incontri frontali, incontri interattivi, lettura di casi concreti e visione di filmati.
Gli incontri servono sia a mettere in luce i potenziali rischi della rete, sia per infondere negli alunni la piena consapevolezza e analisi dell’utilità dei vari strumenti di Internet come e-mail, social network, chat, strumenti di ricerca, blog.
Al termine del percorso con i ragazzi, si terrà un incontro conclusivo di restituzione con i genitori.
Il percorso si compone di tre incontri totalmente gratuiti, rivolti a sei gruppi classe.